sabato 13 dicembre 2008

TERZA GIORNATA: ALLA CULTURA PENSIAMO DOMANI

Meta di oggi Shibuja, un quartiere molto lontano dal nostro albergo, una mezzora di metropolitana. Giovanni vuole provare la sua nuova telecamera ad Hachiko Crossing, una piazza dove grandi correnti di pendolari in uscita e in entrata dal nodo ferroviario si scontrano in tutti i sensi. Una caratteristica di molti incroci di Tokio sono le strisce pedonali ad "x". Cerco di spiegarlo anche se non mi risulta facile. Noi siamo abituati ad incroci in cui le strisce pedonali passano da una strada all`altra fino a formare sostanzialmente un quadrato.
Se io voglio teoricamente fare il giro dell`incrocio, attraverso quattro strade in senso orario o antiorario. Qui invece esistono anche le strisce diagonali. Quando i semafori fermano tutte le macchine scatenano i pedoni che si affrontano come fossero due eserciti in lotta. Per qualche secondo al centro della piazza e` caos totale ma poi tutto si dipana e, com`e` come non e`, arrivano miracolosamente tutti dall`altra parte. Non so se sono stato chiaro ma se non lo sono stato questa e` un`idea perfetta degli incroci di Tokio. Di fronte alla moltitudine caotica mi viene una riflessione (mi vengono molto spesso riflessioni da quando sono entrato nell`Impero del Levante): ma non dovrebbero essere tutti al lavoro come perfetti stakanovisti questi giapponesi? E questi qui che ci stanno a fare in giro? Anche il Giappone ha i suoi fannulloni? Lasciata Hachiko Crossing ci immergiamo in Shibuja, il quartiere trendy e gggiovane. Entriamo nei magazzini Seibu, i piu` grandi del mondo (ogni grande megalopoli ha i magazzini piu` grandi del mondo, Londra, New York... credo che prima o poi anche Mexico City rivendichera` i magazzini piu` grandi del mondo). Da Seibu usciamo quasi subito. I magazzini più grandi del mondo sono tutti uguali, in tutte le parti del mondo. Uno dei problemi di un occidentale a Tokio e` trovare un giornale che racconti in inglese la vita sociale e culturale della citta`. Il What`s on in Tokio, tanto per capirci. Non c`e`. Ma scopriamo qualcosa di simile, Metropolis, free press. E programmiamo le nostre prossime serate.
Sumo? Kabuki? Butho? Ce la tiriamo da intellettuali ma intanto giriamo per negozi. Mangiamo all`ultimo piano dello Starbucks Cafe` davanti ad un collegamento internet e poi ci tuffiamo nella swinging Tokio. Purtroppo entriamo nel Tokio Hands, un grande magazzino studiato per farti spendere, un palazzone dove troviamo tutto quello che vorremmo trovare in tutta la nostra vita, le cose in assoluto piu` inutili e indispendabili per continuare a sopravvivere.
Come avete potuto fare a meno, finora, del dilatatore di occhi, un attrezzino con il quale le giovani giapponesine cercano di modificare i loro splendidi occhi a mandorla in occhi a palla alla occidentale? E che mi dite dell`altro marchingeno per sollevare il sorriso? Lo shopping compulsivo di nuovo ha la meglio sui nostri finti propositi culturali. Il Tokio Hands e` una follia. Ferramenta, elettricita`, salute, fittness, cancelleria, casalinghi, orologi, benessere, fai-da-te. Alla cultura pensiamo domani, ma un po` ci vergognamo trasportando i nostri cestini pieni. Quando usciamo e` buio e ci accoglie una musica assordante oltre ad una impressionante fantasmagoria di luci, neon, megaschermi. Penso che Las Vegas sia cosi`. Ma non conosco Las Vegas, quindi...
A Tokio non si puo` fumare per strada. Ovviamente non me ne puo` fregare di meno. Anzi la trovo una cosa civile. Ma quelli che vogliono fumare a tutti i costi? Hanno a disposizione degli "angoli fumatori", molto tristi. Vedi quattro disgraziati tossici da tabacco che si mettono li` in circolo e se la fumano. Se fosse per me, e se fossi un fumatore, smetterei anche solo per non fare quella figura da pirla.
A Shibuja per le strade vediamo moltissimi giovani. Non sono rare le ragazze supertruccate e supereccitate. Giovanni ha scoperto che i giapponesi usano sempre due mani anche quando potrebbero cavarsela con una sola. Per esempio prendono la Carta di Credito con due mani e ti consegnano il resto del conto con due mani. Nemmeno fosse una reliquia, ma deve essere un gesto di cortesia. Un giapponese su venti (circa), porta la mascherina davanti al viso. All`inizio pensavamo che si trattasse di una protezione contro l`inquinamento, invece ci hanno avvertito dall`Italia che bisogna mettersela quando si ha il raffreddore, per evitare di contaminare gli altri. Riuscirebbe una cosa del genere in Italia?
Le ragazze sono sempre piu` carine. Siamo noi che ci abbiamo fatto l`abitudine oppure e` l`ufficio del turismo che ce le manda? Sulla metropolitana mi si siede accanto una fanciulla con lunghe unghie finte con incollate sopra delle mini sculture nere, un cuoricino, una chiavetta, una crocetta. Sembrano delle minicacchette. Sinceramente fanno un po` schifo. Entriamo in una sala Pachinko, una sala giochi piena di macchinette mangiasoldi che non mangiano soldi ma palline di acciaio, tipo quelle dei cuscinetti a sfera. Le palline vengono immesse dall`alto e scendono rumorosamente verso il basso ogni tanto inabissandosi in misteriosi buchetti. Ignoro in che cosa consista il gioco ma i giapponesi si divertono tantissimo anche se hanno lo stesso sguardo delle massaie italiane che si giocano lo stipendio del marito al videopoker. Il tutto avviene nel fragore piu` assordante. Sulla metropolitana, sulla via del ritorno, mi addormento. Giovanni mi dice: "Sembravi uno dei tanti giaspponesi che si abbioccano sulla metro". Se domani mi metto la mascherina l`immersione nella cultura del Paese che ci ospita sara` completa. Sulla metropolitana ho anche una folgorazione. Sono molto alto. Sbatto con la testa contro le maniglie che servono per reggersi in piedi. Cosi` faccio l`ennesima riflessione della giornata. Qui io sarei un vero fusto. Nel bagno del nostro albergo il lavandino e` cosi` basso che perfino il Cavaliere si troverebbe a disagio. In ogni stanza ci sono delle pantofole che bisogna indossare togliendosi le scarpe. Ma le pantofole sono di proporzioni lillipuziane. Un cartello avverte che si possono cambiare alla reception. Ma io non voglio fare la figura del bauscia che si vanta di avere i piedi lunghi e quindi martirizzo le mie splendide estremita` costringendole ad una tortura che Torquemada non avrebbe imposto alle peggio streghe. In compenso in pochi giorni ha gia` un piedino da geisha. A pochi metri dall`albergo ci sono delle massaggiatrici. Ci fermiamo per 15 minuti di massaggio plantare.
Un po` si soffre ma i piedi si espandono. In albergo pretendo l`upgrade delle pantofole.

2 commenti:

Giampaolo Osele ha detto...

Che fra le mani di una massaggiatrice giapponese si soffra non mi pare credibile.... o forse perchè è solo... plantare?

Isabella Guarini ha detto...

Ma le strisce diagonali sono state già inventate dai Napoletani!