venerdì 19 dicembre 2008

NONO GIORNO, I SEMAFORI CINGUETTANO

E vogliamo parlare dei semafori? Io mi ero convinto che nei pressi dei semafori nidificassero degli strani uccelli che emettevano un verso simile a quello dei corvi. E siccome voglio sempre darmi una spiegazione per tutte le cose che non capisco, ho pensato che potesse essere una scelta di alcune razze di migratori: fermarsi nelle zone vicine agli incroci trafficati dove il calore dei motori rende l'atmosfera piu' vivibile. Quando ieri ho spiegato la mia teoria a Giovanni, il disgraziato si e' messo a ridere, e mi ha indicato dei piccoli altoparlanti piazzati accanto alle luci. Figura da cioccolataio, ma non capisco perche' per i ciechi non mettano dei bip come in tutto il mondo civilizzato. Che bisogno c'e' di mandare dei versi simili ai volatili? Questo rende la vita piu' gradevole ai ciechi? E se per caso un giorno a un merlo viene in mente di passare una mezz'oretta sopra un semaforo, che cosa succede? La strage dei non vedenti? Fatto sta che oggi metto sotto osservazione i semafori prestando particolare attenzione a quello che succede agli incroci. E scopro che:

1. Molti semafori hanno anche la musichetta quando diventa verde per i pedoni;

2. Molti semafori hanno il conto alla rovescia in attesa del via. Cosi', un secondo prima che diventi verde (per i pedoni non esiste il giallo) tutti scattano contemporaneamente. Solo io che non sapevo del count down luminoso, rimanevo li' come un pirla.

Oggi abbiamo come meta il negozio della carta, il negozio degli yukata, il padiglione d'oro e il giardino di un tempio di Arashiyama, che viene illuminato di notte. Meta' per lo spirito, meta' per il corpo. Cominciamo con il corpo, facendo colazione all'Holly's cafe'. Ottima, finalmente senza wurstel, e con meravigliosi dolcetti. Ora debbo dare una notizia molto importante ai milanesi. Se fra un paio di settimane vedete in via della Spiga un giovane ragazzo di bell'aspetto con ai piedi un paio di scarpe nere a forma di zampa di scimmia, sappiate che e' mio figlio, che ha speso una cifra per quelle scarpe, che sta cercando di lanciarle a Milano dove, dice, poco tempo e saranno fantasticamente trendy. Non ci cascate. E' una truffa. A Kyoto le portano gli operai. Sembra che aumentino la presa con il terreno e con le impalcature soprattutto per quelli che hanno l'alluce prensile. Io, che sono un vecchio saggio, compro dei sandali tatami. Non chiedetemi come sono, se riesco faccio una foto. Tutto cio' viene comprato in un magazzino bellissimo, Handycraft Kyoto, che ci appare subito piu' allettante di Tokyo Hands. Io e Giovanni ci scambiamo un'occhiata di intesa: "da qui e' meglio che ne andiamo via il prima possibile". Ma non prima di aver comprato anche gli yukata (le vestaglie che i giapponesi usano in casa) e, naturalmente, non se ne poteva fare a meno, la striscia che noi tutti samurai portiamo sulla fronte con su scritto BANZAI!

Primo pomeriggio al padiglione d'oro, quello del romanzo di Mishima, al centro di un parco bello quanto il tempio. Poi, appena e' buio, giro nel giardino illuminato di Arashiyama. Giochi di luce eleganti e di effetto. Dovrebbero imparare quelli di "Suoni e luci".

E' il nostro ultimo giorno a Kyoto. Domani andiamo a Nara. Dopodomani a Kobe. Poi al castello di Himeji e in seguito alla citta' termale di Beppu. La direzione e' quella verso Hiroshima.

P.S. Gli autobus non dicono come ho scritto ieri "aridarcamanei", ma "ovinaracmanina". Ve lo dovevo.

2 commenti:

Susanna ha detto...

Non era aridarcamanei? ...Ah, be', ma allora cambia tutto...
gatta susanna

Susanna ha detto...

Ovina Racmanina! Ma certo! E' il nome dell'eroina di un qualche romanzo russo ottocentesco... La sventurata Ovina Racmanina, sposata al terribile bullo der Tufello Romolo Proietti, detto "Ahò, aridarcamanei"...
gatta susanna